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      Ma pure, anche i grandissimi ingegni, per onta loro e dei tempi, si sono spesse volte imbrattati fra il lezzo delle corti: e quel principe protettore dovea tacitamente in se stesso applaudirsi, e non poco, di aver loro scemata co' doni ed onori quella preziosa libera bile, che sola è madre d'ogni bell'opera. Accorto dunque, e veramente saputo è quel principe, che non meno protegge i sommi letterati che i mediocri: perchè dai mediocri ne ottiene per se quella glorietta, che è la giusta misura del merito sua, poich'egli se ne appaga; dai grandi ne ottiene spessissimo il disonor di se stessi, o almeno la tregua di quella loro guerra, che gli arrecherebbe danno assai più, che utile non gli arrechi lo smaccato lodar di quegli altri.
     
     
     
      CAPITOLO SESTO.
     
      CHE I LETTERATI NEGLETTI ARRECANO DISCREDITO AL PRINCIPE.
     
      Glorietta dunque, e splendore, e lustro, e quiete arrecano al principe i letterati protetti: ma negletti, gli apportan discredito. Nel sistema presente della nostra Europa, quasi tutti i principi mantengono degli accademici, non altrimenti che due secoli addietro soleansi mantener dei buffoni, di cui però assai più si valevano. Quindi un principe che trascuri le lettere, corre rischio oggidì, che un qualche suo suddito letterato e negletto da lui, non cerchi, e ritrovi pane ed onori in casa d'altro principe; del che a lui sarà per tornarne grand'onta. Gli uomini, sempre ciechi, sempre leggieri al credere, e paghi di quel che pare, sono presti tutto dì a dar lode a quel principe, il quale, non si valendo in nulla dei letterati, e in ogni cosa operando il contrario di quello che van predicando le lettere, le oltraggia perciò maggiormente col proteggerle, nutrirle, e ogni giorno svergognarle.


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165

   





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