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      Al contrario, nei paesi di perfetta ignoranza, l'autorità assoluta vien riputata, o di dritto divino, o privativa di quella tale stirpe, o necessaria e inerente alla natura dell'uomo; e quindi ogni fantasia del dominante viene senza mormorare accettata, come giusta, inviolabile, e sacra legge. Certo è, che per gli animi volgari, più queta e secura cosa riesce il comandare a chi non dubita punto se obbedire si debba: ma, questo prezioso dubbio, trasmesso alle nazioni moderne europee per via dei libri antichi, non si può da nessun principe con niuna forza estirpare del tutto. Ed in fatti, per quanto siano mai state perseguitate, o si perseguitino le lettere e i letterati, non si potrà però mai annichilare un Tacito; e questo solo è più che bastante per rivelare agli uomini ogni segreto dell'arte principesca. Mi pare dunque chiarissima cosa, che il tentare d'impedire a mezzo ogni seme di vera letteratura, non sia nè prudenza, nè ragione, nè astuzia, nel moderno principe. Nel mostrare egli di molto temere ciò che l'effetto e l'esperienza debbono avergli insegnato oramai che poco si dee temere da chiunque lo sa deviare, il principe non accresce di nulla la propria sicurezza; ma bensì in molto maggior dose si va egli procacciando in tal guisa e l'odio e il disprezzo di tutti.
      Maometto secondo, nell'impadronirsi d'Alessandria fece ardere tutti i libri raccolti dai Tolomei, come inutili per chi sapeva obbedire, e dannosissimi per chi nol sapeva. Ma molti secoli innanzi, quegli stessi Tolomei regnando assoluti in Egitto; molti secoli dopo, Lodovico decimoquarto, e assai altri principi, regnando assoluti in Europa, premiarono pure ed onorarono infiniti scrittori.


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165

   





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