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      La maniera con cui si ricompensano i letterati dai principi è per lo più con provvisioni pecuniarie, che chiudono loro la bocca a ogni verità luminosa chiaramente e fortemente esposta, quale deve essere per farsi strada nell'instupidito intelletto del volgo ignorante e servo. Gli scrittori a vicenda, contraccambiano i principi con le smaccate lodi, con le deificazioni, co' falsi poemi, storie alterate, libri di diletto senz'utile, false massime in politica, falsa filosofia, &cc. &cc. Da questo commercio di reciproca dissimulazione il pubblico intanto ne rimane sempre più cieco e ingannato; e sempre più allontanato dal forte sentire, e dal vero, che sono i soli fonti d'ogni alto operare.
      Ma siccome in questo primo libro io cerco (per quanto sia pure possibile ad un uomo libero) di farmi principe e non letterato, dovrò dire, che i principi fanno molto bene di operar così; poichè finora felicemente è riuscito loro, per via di mercede condita col timore, di spuntare in gran parte le saette dell'ira scrivana. Ed a provare anche questo, mi bastano i fatti. Chi può dubitare, per esempio, che Montesquieu e Corneille, non ricompensati, nè onorati dal principe, e aventi una esistenza indipendente affatto da lui, non sarebbero andati molto più in là nelle loro massime, sviluppando e lumeggiando col loro forte pennello tante importantissime cose spettanti alla felicità umana, le quali si vedono appena accennate, e velate assai nei loro timidi scritti?
      Ma pure, i principi non sanno abbastanza impedire gl'ingegni sommi, colla loro bene adoprata protezione.


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165

   





Montesquieu Corneille