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      Ma, e dove vò io d'una in altra cosa saltando? al mio fine vò sempre; e troppo l'ho io nel cuore, perchè dalla mente ei mi sfugga. Il sommo artefice, cioè l'imitatore e ritrattore della natura, più forse quale ella potrebbe essere, che quale ella è pigliandola a parte a parte; l'artefice, dico, dee ascoltar quasi tutti, e non dispregiar mai nessuno; ma, formato ch'egli ha se stesso su gli ottimi che lo han preceduto, dee, più che ad ogni altro, piacere a quegli ottimi, e a se stesso; e ciò necessariamente importa, che egli piacerà poi a venti nazioni, a venti generazioni di uomini, in vece di piacere alla parte guasta di una. Né il sommo artefice dee così fare per orgoglio, ma per l'intima conoscenza del cuore umano ch'egli avrà acquistata leggendo, riflettendo, e pesando le passate cose; e per una intima conoscenza di se stesso, e delle proprie forze, ch'egli avrà acquistata esercitandole, e comparando se ai grandi di cui legge, e le cose sue alle loro, e le loro vicende alle sue. Ed ecco come il sublime sguardo dell'uomo che sommo vuol farsi, vede e misura ad un tratto il passato, il presente, e l'avvenire; conosce se stesso negli altri; gli altri in se stesso; e la natura, la verità, il retto, ed il bello conosce nella loro maggiore estensione, per quanto ad uom si conceda. Ora, un artefice che così fattamente pensa, si lascierà egli proteggere nell'esercizio di un'arte per se stessa sublime, a cui vede palpabilmente dagli esempj passati che la protezione ha arrecato minoramento di fama, e nel suo autore, e nell'opera?


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165