Ma chi specula in grande, è sforzato a giustamente conchiudere, che il bene di una cosa non ne toglie però il male; e che dovendosi cercare, per quanto è possibile, sempre quella perfezione che sta sola nel maggior utile, indispensabilmente ella si dee sempre originare o dalla schietta verità, o dalla finzione che venga a concludere in qualche utile verità. Quindi, anche gli amatori più caldi di Virgilio (e mi vanto io d'esser uno di quelli) debbono pur confessare, se intendono ed amano il vero, che Virgilio, nato cent'anni prima con le stesse sue doti, avrebbe fatto di tanto migliore il poema, di quanto quella Roma era miglior della sua; ovvero, che essendo anche nato sotto Augusto, se egli, provvisto delle prime necessità, avesse avuto sì fatta altezza nell'animo di tornarsene a scrivere liberamente il poema nella sua nativa palude, e che scrivendolo avesse avuto sempre in vista di piacere al vero e a se stesso, Virgilio in tal modo sarebbe pervenuto a piacere e a giovare assai più a' suoi coetanei, e a' suoi posteri: e tessuto avrebbe un poema tanto maggior di quel suo, quanto l'animo, i costumi, la vita, e la sublimità d'un vero saggio indipendente avanzano i costumi, la vita, e la bassezza d'un tiranno, e dei suoi cortigiani.
Quale romana storia agguagliare si potrebbe ai più luminosi e forti tratti di essa, espressi coi sublimi versi di Virgilio? A far rinascere Romani in Italia, quali insegnamenti più alti e più caldi si potevano mai lasciare ai venturi giovanetti, che le imprese dei Bruti, dei Fabj, e dei Deci, da Virgilio pennelleggiate?
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