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      E si noti, che il buon Virgilio dice: Tarquinios reges; neppure osando dire tyrannos; ed ecco il timido e ingannevole poeta, che scrive, non pei Romani, no, ma pel principe che lo pasce. Più oltre, menzionando Giunio Bruto, cioè il liberatore, e quindi il fondatore vero di Roma, dice il leggiadro poeta: animamque superbam ultoris Bruti; ed ecco il non cittadino, il traditor della gloria, della libertà, e dell'utile verace di Roma. Falsissimo, vile, ed iniquo pensiero fu il suo, di non dire, per la patria liberata da un Bruto, altro che animamque superbam(7); e di avvelenare ancora quell'epiteto già improprio, coll'aggiunto di ultoris Bruti; come se Bruto non fosse stato mosso da altro impulso, che dalla privata vendetta; e altra impresa non avesse egli a fine condotta, che il vendicare la contaminata Lucrezia. Ma, per i figli condannati dal padre (tratto, la cui ferocia non può essere scusata, nè abbellita, se non dalla riacquistata libertà) ci impiega egli maliziosamente quattro versi, sparsi di veleno cortigianesco; in cui dovendogli sfuggire per forza l'epiteto di pulcra a libertate, intieramente lo cancella tosto coll'aggiungervi in fine il laudumque immensa cupido;(8) e con ciò Virgilio viene a dipingerci Bruto, non come un cittadino liberatore, ma come un vendicatore crudele e vanaglorioso.
      Che ne risulta da un così fatto scrivere? o il lettore, che non conosce Bruto altrimenti che da Virgilio, piglierà più avversione che amore per Bruto; e, stimando più le private virtù che le pubbliche, abborrirà il parricida, senza badare al liberator della patria; tollererà gli Augusti; li crederà per anche necessarj alla pubblica felicità: ovvero il lettore, iniziato già nelle cose romane da Livio, nulla potendo aggiungere alla stima e venerazione ch'egli avea già concepita per Bruto, molto aggiungerà pur troppo al disprezzo ch'egli giustamente anche concepito avea per Virgilio ed Augusto, nel leggerne le sopra mentovate lodi, non meno indiscrete che vili.


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165

   





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