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      Questa mi pare una questione da doversi esaminare profondamente, per la semplice soddisfazione e persuasione dei più; che se io dovessi parlare a quei soli pochi, che giudicano per forza d'intimo sentimento, non la tratterei altrimenti. Ricapitolerei soltanto tutti i pregi dello scrittore sublime; cioè, sommo ingegno, integrità somma, conoscenza piena del vero, e non minore ardire nel praticarlo e nel dirlo. Da questo solo novero, verrei bastantemente a dimostrare, che se tali e tante doti potessero per semplice forza di natura trionfare degli ostacoli annessi al nascimento e educazione del principe, un uomo che se ne trovasse fornito, inorridirebbe tosto dell'esser principe, ed immediatamente cesserebbe di esserlo; e, divenendo facitore di così savie leggi che impedissero per sempre ogni futuro principe, egli verrebbe in tal modo (senza avvedersene) ad essere ad un tempo il primo degli scrittori tutti, e il solo vero gran principe che vi fosse mai stato. Dei tali non ne conosco dalle storie, che un solo: Licurgo, che di re si facea legislatore, poi cittadino; e quindi finalmente esule si faceva della riprocreata sua patria, per dare così più valore alle proprie leggi, acquetando con la sua lontananza l'invidia. Agide, e Cleomene, tentarono la stessa cosa più secoli dopo: il primo perì nella impresa; il secondo non la riuscì interamente. Per ciò la gloria loro è minore di quella di Licurgo; ma di gran lunga maggiore di quella d'ogni altro principe.
      Ma si lasci a parte questa specie di grandezza, principesca ad un tempo e cittadinesca ed umana, la quale, per essere troppo sublime, se non vi fosse stato un Licurgo, verrebbe riputata più ideale che vera.


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165

   





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