O, finalmente, grandi erano codesti principi per avere, in un regno già stabilito, governati i lor popoli con somma politica, umanità, e dolcezza? ora, qual trista specie di uomini è dunque codesta dei principi, a cui viene ascritto come somma virtù, a cui acquista immensa fama ed eterna, il semplice esercizio del loro più stretto dovere? esercizio, al quale (se essi ben distinguono le cose) va annessa ad un tempo con il maggior loro utile la loro propria intera e sola felicità. Fu egli mai riputato sommo verun giudice, pel non commettere evidenti ingiustizie? verun pastore, per non disperdere il proprio gregge? verun padre, pel non trucidare i suoi figli? un uomo, in somma, è egli tenuto maggiore degli altri, soltanto per non esser egli e scellerato e crudele? Così è, pur troppo! Tanta è la facilità, la possibilità, e l'invito al mal fare per chi sta sul trono, che chi, nol facendo, ha operato, o lasciato operare dalle leggi un certo anche minimo bene, è stato riputato grandissimo. E, vista la nostra debile ed insolente natura, allorchè alcun freno possente non la corregge, un tale principe si dee pur troppo riputare grandissimo.
Fra queste tre specie di principi magnati, piglierò per esempio della prima, Alessandro; della seconda, Ciro; della terza, Tito: e paragonerò l'utile da essi arrecato agli uomini, e quindi la somma della loro fama, alla fama ed utilità arrecata da un solo valente scrittore; e sia questi il più antico; il gran padre Omero.
Alessandro, le cui vittorie e conquiste da nessun principe non furono mai agguagliate, non giovò ai Macedoni; perchè, della infinita gente ch'egli estrasse dal proprio regno, il più gran numero ne periva nell'Asia; e dei pochi che si arricchirono della preda dei Persj, niuno quasi ne ritornava in Macedonia: e questa, allo svanire di quell'aura prima di gloria che al popolo conquistatore si aspetta, rimanea un picciolo regno da se, poco o nulla serbando di quelle sue già tante conquiste.
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