L'utile arrecato da questo conquistatore legislatore a' suoi popoli, fu dunque assai picciolo; alle remote nazioni fu assolutamente nullo; alle postere, nullo: ed il nome di Ciro, per essere più antico e non Greco, è anche rimasto assai minore di quello d'Alessandro. Tanto è vero, che negli imperj assoluti non viene nulla più riputato chi fonda che chi distrugge: ed è questa una tacita giustizia degli uomini, che con ciò dimostrano, che negli assoluti imperj anco il fondare è un mero distruggere.
Tito, appellato delizia del genere umano, giovò per pochi anni a Roma col rispettare alquanto le leggi da' suoi predecessori barbaramente straziate; ma non ne fece pur niuna, che saldamente impedire potesse ai successori suoi di commettere le atrocità dei suoi antecessori. Qual utile effimero fu dunque mai questo? Perdonò Tito ad alcuni congiurati; ma ciò fece anche Augusto, e lo stesso Tiberio. Potea Tito giovare grandemente a Roma, tentando almeno di rifarla libera e virtuosa; ma ad una tal cosa neppure ei pensava. All'universale degli uomini non giovò egli, nè nocque; null'altro di lui rimane, che il nome; e questo si va proponendo ogni giorno per modello ai principi tutti. Tito non è perciò imitato; ma se pure il fosse, quale utile ne risulterebbe ai popoli sudditi? un brevissimo istante di precario respiro, per poi risoffrire al doppio le oppressioni del successore. Ed in fatti, se anco da noi tutti non si dovesse aver mai altri principi, che dei simili a Tito, ne saremmo quindi noi forse maggiormente uomini? nol credo; poichè i Romani non ridivennero maggiormente Romani sotto Tito, nè sotto Trajano, nè sotto gli Antonini, di quello che il fossero sotto Augusto, Tiberio, e Nerone.
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