Omero, cieco e mendico, non si sa pure, e non apparisce da' suoi scritti, che egli tremasse di nessun principe, nè che da alcuno di essi cercasse, o ricevesse protezione; non è contaminato di adulazione nessuna il suo libro; e la sua fama non è meno pura, che immensa ed eterna. Esiodo parimente, non si sa ch'egli soggiacesse a protezione principesca. Ed ecco a buon conto i due, che per essere stati i più antichi si possono riguardare come inventori e fondatori dell'arte; ecco, che ritrovata pur l'hanno, e cotant'oltre portata, senza la macchia di principe proteggente. Esaminando poi i progressi di quest'arte divina, si trova la poesia fatta gigante nella Grecia, dove non v'era principe niuno a promuoverla. La lirica fra le mani di Orfeo, d'Alcéo, di Saffo, e sommamente di Pindaro, ritrova e fissa la sua inagguagliabile perfezione. Così la drammatica, da Eschilo, da Sofocle, da Euripide, e da Aristofane, riceve principio e compimento perfetto, senza che protezione di principe unico non v'entri per nulla: ma v'entrava per molto bensì la onorevole, e non mai rifiutabile protezione del principe popolo; e tale era, fortunatamente per l'arte, il popolo d'Atene. E così la egloga pastorale, le satire, ed ogni specie in somma di poesia, nacque e si perfezionò fra i Greci, senza l'insultante mortifero ajuto di nessuna assoluta ed unica potestà. Che se gli altri tre secoli letterarj videro crescere all'ombra del principe quei sommi poeti di cui si fregiarono, la maestà e sublimità di quei primi Greci varrà ben tanto (io spero) da potere ella sola starsene a fronte di tutti questi altri poeti; i quali di ogni cosa sono debitori più assai alla loro imitazione di quei sommi Greci, che non all'ajuto dei loro sozzi ed inetti protettori.
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