Ed in prova di quanto asserisce, ne arreca gli esempj di diciotto secoli consecutivi; ed armandosi dei venerandi nomi di Virgilio, di Orazio, e degli altri dell'aureo secolo Augustano; e quindi dei nomi a noi non men cari, dell'Ariosto, Tasso, Bembo, Casa, e degli altri molti benchè inferiori posti pure a confronto co' grandi del secolo Leonino; ed in ultimo armandosi dei recenti nomi dei Corneille, Racine, Moliere, Boileau, ed altri del bel secolo gallico; a conchiudere ne viene la moderna viltà, che senza gli Augusti, i Leoni, e i Luigi, codesti sommi scrittori non sarebbero stati; e che altri simili non ne potrebbero rinascere, senza dei simili protettori.
Io discuterò da prima, se non ne potrebbero esistere dei simili a questi, senza protezione veruna; quindi, se non sarebbero molto migliori, cioè più utili, que' sommi scrittori, che in quasi nulla si assomigliassero a questi, e in quasi tutto si assomigliassero a quelli del secolo d'Atene.
E incomincio, col domandare: "Qual parte dell'ingegno e del libro di Orazio e di Virgilio era loro somministrata da Augusto?" Mi si risponde: "L'ozio, e gli agj, e quella pubblica stima, necessaria pur tanto al ben fare: e n'ebbero in oltre, i molli costumi di una splendida corte, la purità ed eleganza di un aureo sermone, che soltanto si può creare o perfezionare nelle corti." Cioè (interpreto io la parola, nelle corti) in que' tristi luoghi, dove gli uomini pel troppo desiderare e temere, nulla vagliono; dove, pel molto conoscersi ed odiarsi fra loro, e dal non ardirsi mostrare a viso scoperto il loro vicendevole dispregio, ne cavano i sottili e delicati modi di offendere, di lusingare, di chiedere, di negare, e di prendere.
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