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      E questi sottili modi dappoi (perchè la tirannide, finchè non è giunta al sommo, non ritorna mai indietro) dai popoli, che nascendo dopo, nascono più schiavi ancora dei precedenti, vengono qualificati e reputati in appresso come la vera perfezione dell'eleganza del favellare.
      Ecco dunque quanto può aver somministrato Augusto a Virgilio e ad Orazio. Ma poniamo, che Virgilio ed Orazio, fossero nati cavalieri romani, bastantemente provvisti dei beni di fortuna, e altamente educati, non avrebbero essi potuto senza Augusto scrivere con la stessa eleganza, e pensare qualche cosa più? Così l'Ariosto ed il Tasso, senza gli Esti, in Italia; Corneille, Racine, e Moliere, senza i Luigi, in Francia? Costoro dunque avrebbero, per se ed in se stessi, avute tutte le facoltà del loro ingegno per iscrivere, e ad un tempo tutti i mezzi che a loro venivano somministrati dai protettori; ma di più avuta ne avrebbero tutta quell'altezza d'animo che è sì necessaria al fortemente pensare, al fortemente sentire, ed al dir fortemente: e questa suole esser figlia soltanto degli indipendenti natali; e questa mai non s'impara: ma questa bensì dai protettori necessariamente si viene a togliere a chi da natura l'avesse; nè questa in somma si potrà mai da nessun protettore prestare a chi non l'avesse. Degli scrittori adunque simili a Virgilio Orazio, Ariosto, Tasso, Racine, Moliere, &cc., ne possono nei nostri, come in tutti i tempi, sussistere e fiorire senza protezione veruna, tosto che bisognosi di essa non nascono.


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165

   





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