E gli esempj pure una tal cosa ci provino. Virgilio ed Orazio tolsero bensì le invenzioni ed i metri dai Greci; ma da Augusto e dai loro tempi null'altro ne trassero che la timidità e la lusinga; e non ardirei aggiungervi, l'eleganza; poichè certamente questi due autori, come tutti gli altri Latini, più assai ne accattarono e ne trasportarono nel loro idioma dal Greco, che non dal bel favellare di Augusto e de' suoi cortigiani. La più nobile parte di questi due eccellenti scrittori era dunque in loro trasmessa dalla passata greca libertà; la peggiore e la men necessaria, dal loro presente servaggio.
Così l'Ariosto ed il Tasso, che sono pure le due gemme del nostro bel secolo, presero dai nostri antichi, Dante, Petrarca, e Boccaccio, le invenzioni, i metri, e di più tutto il nerbo, il fiore, e la eleganza del favellare, che già si era perfezionato in Toscana, senza nè l'ombra pure di niuna medícea protezione. Ma, da essi stessi, e dai loro protettori, e dai tempi, altro non presero l'Ariosto ed il Tasso fuorchè il timore, le adulazioni, il poco e debolmente pensare. E così in Francia gli eleganti scrittori, benchè non vi appajano se non sotto l'apice della tirannide di Lodovico decimoquarto, non sono per ciò figli di essa: ma, le lettere preparate già nel precedente meno avvilito secolo, fiorirono poscia in quello; e, a dir vero, più assai vi fiorirono per forza d'imitazione dei Greci, Latini, e Toscani, che non per forza di protezione. Che la protezione, in somma, altro ajuto non può dare ai letterati, fuorchè i mezzi d'investigare, traspiantare, e farsi (ma deviandole) proprie, quelle lettere già nate, coltivate, e perfezionate senza protezione nel seno della creatrice libertà.
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