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      E giudice lascio parimente ciascuno, se il Tasso e l'Ariosto scrivendo fra i ceppi di corte, avrebbero ardito mai concepire quei veracissimi sonetti del Petrarca su Roma, o le tante satiriche, ma vere e libere terzine di Dante; ed anche quel solo suo verso su Roma; Paradiso, canto 17, verso 49.
      Là dove Cristo tutto dì si merca:
     
      e così, se l'Ariosto e il Tasso avrebbero senza l'ajuto di quei nostri due primi, e con l'ajuto dei soli loro Esti, inventata e condotta a sì alto punto la lingua. Ma giudichi pur anco chiunque all'incontro, se quegli stessi Dante e Petrarca, nati due secoli dopo, e preceduti già da due altri Danti e Petrarchi, non avrebbero anch'essi potuto eseguire i due poemi dell'Ariosto e del Tasso, e forse qualche cosa anche meglio: mentre a me par dimostrato, che l'Ariosto e il Tasso, o sia per l'essere stati protetti, o per l'essere nati minori, non avrebbero potuto mai eseguire molte canzoni, trionfi, e squarci liberi e forti del Petrarca, e nulla quasi del maschio, e feroce poema di Dante. E mi conviene pure osservare di passo, che in codesto poema di Dante era facile a chi fosse venuto dopo lui di emendare o sfuggirne le bizzarrie e le incoerenze; ma non mai di agguagliarne le infinite stragrandi bellezze. E circa al Petrarca, si osservi, che ancorchè andasse egli vagando di corte in corte, non essendo tuttavia inceppato in nessuna, non si contaminò quindi nè di adulazione, nè di falsità. Attribuisco io ciò, al non essere egli nato suddito di nessun di quei principi, in corte di cui praticava; al non essere i principi d'allora così immensamente assoluti, nè così oltraggiosamente distanti dai privati, come i nostri; poichè il re Roberto di Napoli, che poetava egli stesso, (e Dio sa come) più amico era e compagno, che non protettor del Petrarca: lo attribuisco in fine all'animo stesso del poeta, che per non essere egli nato in servitù, ancorchè perseguitato poscia dalla fortuna e bisognoso d'ogni cosa, non potè pure mai in appresso in nessun modo smentire i suoi non servi natali.


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165

   





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