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      Le scienze, come ogni altra egregia cosa, ci derivano anch'esse dai Greci: vale a dire da uomini liberi. E pare in fatti, che al ritrovamento dei principj nascosti e sublimi delle cose, si richiegga un così grande sforzo di pensare, che nel capo d'uno tremante schiavo sì alta e difficile curiosità non sarebbe potuta entrare giammai. Ma pure, posati una volta i principj delle scienze, la influenza delle fisiche verità sovra lo stato politico riesce così lenta e lontana, e perciò vien così poco impedita dalla tirannide, ch'io non dubito punto che se Newton con lo stesso suo ingegno e con la dottrina che lo precedeva, fosse anche venuto a nascere, o a traspiantarsi nel più servile governo d'Europa, egli avrebbe nondimeno potuto creare tutto il sistema suo, quale per l'appunto il creava nel seno della libertà dove nacque. Ma nel dire io, con la dottrina che lo precedeva, mi par dimostrare ad un tempo che la libertà era pur sempre necessaria a quei primi scienziati scopritori delle leggi dei corpi, per crearle; ma non necessaria ai susseguenti per ampliarle, spingerle all'ultima possibilità, ed anche, con gli stessi già scoperti mezzi affatto variandole, in un certo modo, di bel nuovo crearle. Il posare dunque i loro principj, lo inventare, o il primo ritrovare, egli è quel tal pregio, in cui e le lettere e le scienze ebbero tra loro comune la sorte; pregio che ottener non poteano se non in un libero governo fra uomini molto e arditamente pensanti. Ma, nel loro progredire poi, le une dalle altre si scostano, quanto i due scopi ch'elle si propongono dissimili sono fra se, e quanto sono diversi i soggetti ch'elle trattano; cioè la materia, e il morale delle cose.


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165

   





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