E in fatti, le lettere sono pervenute al loro sommo apice nella libertà, non protette; le scienze, par che facessero lentissimi progressi fra quei due sovrani popoli, greci e romani, mentre altissimo splendore acquistarono poscia nei moderni principati, dove non libere crebbero e protette. Nè a questa asserzione si abbisogna d'altra prova, fuorchè di paragonare nei loro libri ed effetti la fisica, la geometria, l'astronomia, l'algebra, la nautica, l'anatomia, la botanica, e quasichè tutte le altre scienze degli antichi, con le simili dei moderni: e ad un tempo paragonare il valore, l'influenza e gli effetti delle lettere nei moderni principati al loro valore, influenza, ed effetti nelle antiche repubbliche. Non occorrendo dunque per ora il discutere quanto ai fatti, parmi, che ne siano prima da investigar le cagioni. Tra queste, la più chiara ed innegabile stimo, o credo almeno di ritrovarla da prima, nella parola da me soprammentovata nel definire le scienze: LEGGI DEI CORPI. Molti e molti secoli di non interrotta applicazione divengono necessarj al bene investigare e al sanamente stabilire tai leggi; e chi ciò fa, nulla altro può nè dee fare. Molte generazioni di uomini non interrotti nè sturbati, son dunque necessarie consecutivamente, affinchè una legge qualunque di corpo riceva infallibili prove ed evidenti dimostrazioni. È necessario quindi un lungo ozio, ed una intera quiete in quella nazione che dee progredire nelle scienze: sono oltre ciò necessarie infinite spese, invenzioni ed esecuzioni costose di macchine, infinite esperienze, sterminati viaggi, espresso favore dei governi, e somma tranquillità e protezione per gli osservatori: il che tutto, suppone più assai principato, che repubblica,
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