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      Le vere antiche repubbliche, non che premiarlo, non tolleravano un uomo che col consiglio e con la mano non cooperasse all'utile presente di tutti. E l'utile che si ricava dalle scienze, è uno di quelli (come fra poco spero di mostrare) che appurar non si possono o non si sanno dall'universale, finchè l'applicazione della scoperta verità praticata non venga. Nelle repubbliche dunque, quasi nessuna opera dell'ingegno ben allignare potea, fuorchè l'insegnare e il cantare la vera virtù; come nel principato tutte allignare vi possono, e vi allignano, meno questa.
      Ma, che le scienze per veramente prosperare abbisognassero di molta protezione e favore, ne sono indubitabile prova i giganteschi progressi fatti da esse nei moderni principati. Così il deterioramento delle lettere, o il loro scopo affatto scambiato, o tanto più debolmente ricercato nelle moderne servitù, sono indubitabile prova, che non solamente esse non abbisognano di protezione o favore, ma che immenso danno ne ricevono. A corroborare quanto io asserisco concorrono a gara le diverse accademie di scienze e di lettere, seminate nei principati d'Europa, che di effetto così diverso fra esse riescono: le prime diedero e danno in ogni parte gran lumi e grandi scienziati; dalle seconde non è uscito mai un grand'uomo; ma se pure alcun grande è stato da esse allacciato e fatto entrar nei lor ceti, di tanto minore lo han fatto, col dargli questa cittadinanza di raddoppiato servaggio. E ben vede ciascuno, semplicissimamente osservando, che una tal differenza sta tutta nella sola definizione di questi due generi.


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165

   





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