Da quei grandissimi abbiamo noi dunque ricevuto la geometria sublime, che d'ogni altra scienza è base e radice. Per mezzo di essa si ebbe poi la misura dei pianeti, se ne calcolarono i moti, e le cagioni di tai moti furono assoggettate a inalterabili leggi dall'ingegno dell'uomo, che certo più oltre giungere non potea. Quindi la perfezione di tante arti minori; la navigazione spinta alle estremità tutte del globo, e i limiti di esso trovati angusti dalla moderna cupidigia: quindi la Fisica e la Storia naturale così maravigliosamente ampliate. Cose tutte in vero grandiose, e per cui, i Romani, credutisi signori del mondo, assai piccioli si troverebbero se potessero ora convincersi co' loro occhi qual menoma parte di questo globo occuparono, e qual minima parte dell'universo è dimostrato essere questo globo stesso dalla investigazione rettificata della universale armonia dei corpi celesti. Gran pascolo alla insaziabile umana curiosità; la quale pure, per quanto ai fonti della verità si disseti, vede e tocca ogni giorno con mano, che quanto più si sa, più ne rimane a sapersi. Che se le leggi dei moti dei corpi, scoperte e dimostrate, lusingano pur tanto la superbia dell'uomo, la ignota cagione di esse leggi, e la sola terrestre generazione delle piante e degli animali, nascoste entrambe negli arcani di una profondissima notte, assai più lo lasciano avvilito e scontento.
Risulta dunque dalle scienze perfezionate questo immenso umano sapere; a cui nondimeno, affinchè il tutto si sappia, rimane assai più strada da farsi che non se n'è fatta.
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