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      Sia dunque l'artificiale impulso una delle tante false gemme del principato; e, il mezzo sentir propagandovi, l'intero sentire vi vada egli, per quanto il può, soffocando. Ma il naturale divino impulso, o nelle repubbliche non impedito, faccia quegli uomini vie più degni di libertà, con alti insegnamenti ed esempj; ovvero nel principato (ancorchè rarissimamente sviluppare appieno vi si possa) soverchiando pure, quasi impetuoso torrente, ogni inciampo ed ostacolo, con l'avvampante sua luce quelle orribili tenebre squarci; e, con vie maggior fama per lo scrittor che l'adopera, vie maggior vantaggio procacci agli altri tanti suoi miseri ed oppressi conservi, a loro insegnando e la verità, e i lor dritti. Così, se non altro, un tale scrittore gli anderà preparando almeno a ricevere poi dal tempo (il quale ogni cosa già stata finalmente pur riconduce) la loro perduta, o anche la non mai posseduta libertà, virtù, e grandezza.
     
     
     
     
      CAPITOLO OTTAVO
     
      COME, E DA CHI, SI POSSANO COLTIVARE LE VERE LETTERE NEL PRINCIPATO.
     
      Dalla ignoranza totale dei proprj diritti e facoltà, nasce indubitabilmente la durabile servitù di ogni popolo: ed è più o meno grave il servaggio, secondo che maggiore o minore persiste questa ignoranza. Dunque, la intera conoscenza dei proprj diritti e facoltà, cagionando nell'uomo l'effetto contrario alla ignoranza di essi, dee pur necessariamente divenire la cagione e la base di una durevole libertà.
      Fra i popoli liberi, si ardisce pensare, dire, e scrivere ogni cosa, purchè non sia contra i savj costumi: fra i popoli servi, nessuna altra cosa si può forse impunemente offendere, fuorchè i savj costumi.


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165