Un vero prode nel principato, ove non sia egli uno stupido, non può certamente dissimulare a se stesso, che assai più coraggio si richiede ad impugnare in un tal governo la penna, che non ad impugnarvi la spada. Perciò vorrei, che tra questa piccolissima parte di nobili letterati, quei pochissimi che si sentono veramente mossi da quel naturale impulso divino quà sopra descritto, si destinassero ad essere come i Decj della nascitura repubblica; e che, espatriandosi per cercar libertà dove ella si trova, ogni loro propria presente cosa sagrificassero alla futura lor patria. Riacquistato così l'intero esercizio del loro intelletto e della lor penna, vorrei che tanta e tal guerra, e sotto così diversi aspetti, movessero alla assoluta ingiusta e mortifera potestà, che della loro divina fiamma venissero essi poi, quando che fosse, ad incendere le intere nazioni.
La nobiltà del loro nascere grandissima forza e peso arrecherebbe ai loro argomenti. Avendo essi la possibilità di ottenere tutte le soprammentovate infamie di corte, lo averle spregiate, l'averne conosciuto e svelato il distributore, tutto questo fa sì, che la loro ira non potrebbe mai venir tacciata di bassa invidia: cagion sempre vile, indegna sempre di operare alti effetti, indegna sempre di annunziare la verità; e che moltissimo ognora la va guastando e minorando, ove ella l'annunzi.
Espatriati dunque e posti in sicuro questi pochissimi sommi e illibati, che dal loro spontaneo e nobile esiglio tuonano verità, una picciola repubblica di altri letterati pensanti, leggenti, e non iscriventi, potrà rimanersi secura infra gli stessi artigli del principato; poichè la virtù sua, e l'effetto che ne dee ridondare, non saranno se non negativi.
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Decj
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