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      Nè alcun principe mai avrebbe la sfacciatezza di punire chi non disturba in nulla quell'universale letargo, che principescamente si appella, la pubblica quiete. Perseguitano essi bensì sordamente e chi legge e chi pensa; ma chi non ha l'imprudenza di parlare co' satelliti suoi, securo quasi può starsi. Inibiscono per quanto possono i buoni libri, ma molti sempre ne passano, e tutti i buoni non sono inibiti. Tra questi, come ho già osservato, il solo Tacito, ben riletto, e pesato, e ragionatovi sopra fra pochi, e aggiuntovi lo stare lontani sempre dal principe (lontananza, che quanto ai lumi dei nobili viene ad essere il sommo dei libri;) il solo Tacito, dico, è più che bastante per se a ben educare una privata società di profondissimi e giustissimi pensatori. Una tal società a poco a poco propagandosi con irresistibile progresso, dev'essere a lungo andare la vera legittima e vittoriosa annullatrice d'ogni arbitraria potestà. Al continuo esempio di virtù e d'indipendenza che danno questi nobili letterati nel principato, si va aggiungendo di tempo in tempo il possente rinforzo dei pochi, ma buoni e caldi ed incalzanti libri, che gli scrittori esiliatisi dal principato v'inviano a far per loro e per tutti: e benchè corra il proverbio, che ogni cosa è oramai stata detta, potranno pure smentirlo quei tali scrittori, che sono da giusta e nobile ira spronati contro la servitù in cui nasceano, e che incoraggiti e protetti sono dalla libertà, in cui sapeano in tempo ricovrarsi. Costoro certamente, o diranno più del già detto, o in maniere nuove affatto il diranno: e con eleganza scriveranno costoro, perchè la eleganza aveano potuta imparare e gustare, come non proibita cosa, nella loro pristina servitù; ma con forza libertà e verità scriveranno pur anche, perchè di schiavi che nati erano, avuto aveano il coraggio di farsi uomini cittadini; e in somma, sublimi scr


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165

   





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