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      Ed odi, e canzoni si udranno di così alto dettato, che, al rendere eterni i nomi dei guerrieri estinti per la patria, varranno più assai che le statue e i bronzi: ed a premiare la vera virtù dei rimanenti liberatori della patria, le eccellenti ed eterne poesie di ben altra possanza saranno, che i fragili infamanti onori e le viziose ricchezze, con cui possono i principi pagare soltanto gli oppressori di essa.
      Così finalmente, i filosofi di qualunque genere e setta, liberamente scrivendo e senza nessuno timido velo la verità, o quello che crederanno esser tale, potranno, anche ingannandosi, giovar nondimeno moltissimo: che nessuna verità mai, nè morale nè fisica, non è nata, nè può nascere e dimostrarsi, se ella dal grembo di cento errori non sorge. Ma niuno errore è mai stato, nè esser può più fatale a una società d'uomini, che quello di non cercar sempre la verità, di porre ostacoli a chi ne va in traccia, e di premiare chi la nasconde o falsifica.
      Ecco dunque, quali esser potranno le lettere in questi moderni tempi, ogniqualvolta maneggiate elle vengano da liberi ingegni in terra di libertà rifugiati; e ogniqualvolta coltivate, accolte, e tacitamente propagate elle vengano da ingegni liberi, ancorchè costretti dal peso del principato. Il sublime fine, che dalle lettere così maneggiate ed accolte ne ridonderebbe col tempo, facil cosa è l'antivederlo: ne risulterebbe senza dubbio, ed in breve, la intera conoscenza e la severa pratica delle vere politiche virtù: il che chiaramente vuoi dir, LIBERTÀ.


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165