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      Io credo, che la mia non piccola ambizioncella ritrovasse consolazione e compenso dell'inferiorità della memoria, nel premio del tema, che quasi sempre era mio; ed inoltre, io non gli poteva portar odio, perché egli era bellissimo; ed io, anche senza secondi fini, sempre sono stato assai propenso per la bellezza, sí degli animali che degli uomini, e d'ogni cosa; a segno che la bellezza per alcun tempo nella mia mente preoccupa il giudizio, e pregiudica spesso al vero.
      In tutto quell'anno dell'Umanità, i miei costumi si conservarono ancora innocenti e purissimi; se non in quanto la natura da sé stessa senza ch'io nulla sapessi, me li andava pure sturbando. Mi capitò in quell'anno alle mani, e non mi posso ricordare il come, un Ariosto, l'opere tutte in quattro tometti. Non lo comprai certo, perché danari non avea; non lo rubai, perché delle cose rubate ho conservata memoria vivissima; ho un certo barlume, che lo acquistassi ad un tomo per volta per via di baratto da un altro compagno, che lo scambiasse meco col pollo che ci era dato per lo piú ogni domenica, un mezzo a ciascuno; sicché il mio primo Ariosto mi sarebbe costato la privazione di un par di polli in quattro settimane. Ma tutto questo non lo posso accertare a me stesso per l'appunto. E mi spiace; perché avrei caro di sapere se io ho bevuto i primi primi sorsi di poesia a spese dello stomaco, digiunando del miglior boccone che ci toccasse mai. E non era questo il solo baratto ch'io mi facessi, perché quel benedetto semipollo domenicale, io mi ricordo benissimo di non lo aver mangiato mai per dei se' mesi continui, perché lo avea pattuito in iscambio di certe storie che ci raccontava un certo Lignàna, il quale essendo un divoratore, aguzzavasi l'intelletto per ritondarsi la pancia; e non ammetteva ascoltatori dei suoi racconti, se non se a retribuzione di vettovaglie.


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Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso
di Vittorio Alfieri
pagine 406

   





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