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      Il che aggiunto ad alquanta piú dissipazione che mi procacciava quell'uscire ogni giorno di casa per andare all'Università, e nei giorni di vacanza qualche pranzuccio dallo zio, e quel sonnetto periodico di tre quarti d'ora nella scuola; tutto questo contribuí a rimpannucciarmi un pochino, e cominciai allora a svilupparmi ed a crescere. Il mio zio pensò anche, come nostro tutore, di far venire in Torino la mia sorella carnale, Giulia, che era la sola di padre; e di porla nel monastero di Santa Croce, cavandola da quello di Sant'Anastasio in Asti, dove era stata per piú di sei anni sotto gli auspici di una nostra zia, vedova del marchese Trotti, che vi si era ritirata. La Giulietta cresceva in codesto monastero di Asti, ancor piú ineducata di me; stante l'imperio assoluto, ch'ella si era usurpato su la buona zia, che non se ne potea giovare in nessuna maniera, amandola molto, e guastandola moltissimo. La ragazza si avvicinava ai quindici anni, essendomi maggiore di due e piú anni. E quell'età, nelle nostre contrade per lo piú non è muta, ed altamente anzi già parla d'amore al facile e tenero cuore delle donzelle. Un qualche suo amoruccio, quale può aver luogo in un monastero, ancorché fosse pure verso persona che convenientemente l'avrebbe potuta sposare, dispiacque allo zio, e lo determinò a farla venire in Torino; affidandola alla zia materna, monaca in Santa Croce. La vista di questa sorella, già da me tanto amata, come accennai, e che ora tanto era cresciuta in bellezza, mi rallegrò anche molto; e confortandomi il cuore e lo spirito, mi restituí anche molto in salute.


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Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso
di Vittorio Alfieri
pagine 406

   





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