E certamente, chi ricercasse poi in sé stesso maturo le cagioni radicali degli odi od amori diversi per gl'individui o per i corpi collettizi, o per i diversi popoli, ritroverebbe forse nella sua piú acerba età i primi leggerissimi semi di tali affetti; e non molto maggiori, né diversi da questi ch'io ho di me stesso allegati. Oh, picciola cosa è pur l'uomo!
CAPITOLO SETTIMO
Morte dello zio paterno. Liberazione mia prima. Ingresso nel Primo Appartamento dell'Accademia.
Lo zio, dopo dieci mesi di soggiorno in Cagliari, vi morí. Egli era di circa sessanta anni, ma di salute assai malandato, e sempre mi diceva prima di questa sua partenza per la Sardegna, che io non l'avrei piú riveduto. Il mio affetto per lui era tiepidissima cosa; atteso che io di radissimo lo avea veduto, e sempre mostratomisi severo, e duretto, ma non però mai ingiusto. Egli era un uomo stimabile per la sua rettitudine, e coraggio; avea militato con distinzione; aveva un carattere scolpito e fortissimo, e le qualità necessarie al ben comandare. Ebbe anche fama di molto ingegno, alquanto però soffocato da una erudizione disordinata, copiosa e loquacissima, spettante la storia sí moderna che antica. Io non fui dunque molto afflitto di questa morte lontana dagli occhi, e già preveduta da tutti gli amici suoi, e mediante la quale io acquistava quasi pienamente la mia libertà, con tutto il sufficiente patrimonio paterno accresciuto anche dall'eredità non piccola di questo zio. Le leggi del Piemonte all'età dei quattordici anni liberano il pupillo dalla tutela, e lo sottopongono soltanto al curatore, che lasciandolo padrone dell'entrate sue annuali, non gli può impedire legalmente altra cosa che l'alienazione degli stabili.
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