Poi riarrestato piú strettamente, poi liberato, e riuscito di nuovo; e sempre cosí a vicenda piú volte, il che durò forse un mese, crescendomisi sempre il gastigo, e sempre inutilmente. Alla per fine dichiarai in uno degli arresti, che mi ci doveano tenere in perpetuo, perché appena sarei stato liberato, immediatamente sarei tornato fuori da me; non volendo io nessuna particolarità né in bene né in male, che mi facesse essere o piú o meno o diverso da tutti gli altri compagni; che codesta distinzione era ingiusta ed odiosa, e mi rendeva lo scherno degli altri; che se pareva al signor governatore ch'io non fossi d'età né di costumi da poter far come gli altri del Primo, egli mi poteva rimettere nel Secondo Appartamento. Dopo tutte queste mie arroganze mi toccò un arresto cosí lungo, che ci stetti da tre mesi e piú, e fra gli altri tutto l'intero carnevale del 1764. Io mi ostinai sempre piú a non voler mai domandare d'esser liberato, e cosí arrabbiando e persistendo, credo che vi sarei marcito, ma non piegatomi mai. Quasi tutto il giorno dormiva; poi verso la sera mi alzava da letto, e fattomi portare una materassa vicino al caminetto, mi vi sdraiava su per terra; e non volendo piú ricevere il pranzo solito dell'Accademia, che mi facevano portar in camera, io mi cucinava da me a quel fuoco della polenta, e altre cose simili. Non mi lasciava piú pettinare, né mi vestiva ed era ridotto come un ragazzo salvatico. Mí era inibito l'uscire di camera; ma lasciavano pure venire quei miei amici di fuori a visitarmi; i fidi compagni di quelle eroiche cavalcate.
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Secondo Appartamento Accademia
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