E là fui quasi sul punto d'innamorarmi d'una gentil signora, la quale mi si mostrava bastantemente benigna. Ma per altra parte smaniando io di correre il mondo e di abbandonar l'Italia, Amore non poté per quella volta afferrarmi, ma me la serbò per non molto dopo.
Partito finalmente per mare in una feluchetta alla volta di Antibo, pareva a me d'andare all'Indie. Non mi era mai scostato da terra piú che poche miglia nelle mie passeggiate marittime; ma allora, alzatosi un venticello favorevole, si prese il largo; successivamente poi rinforzò tanto il vento, che fattosi pericoloso fummo costretti di pigliar porto in Savona; e soggiornarvi due dí per aspettare buon tempo. Questo ritardo mi noiò ed afflisse moltissimo; e non uscii mai di casa, neppure per visitare quella famosissima Madonna di Savona. Io non voleva piú assolutamente vedere né sentir nulla dell'Italia; onde ogni istante di piú che mi ci dovea trattenere, mi pareva una dura difalcazione dai tanti diletti che mi aspettavano in Francia. Frutto in me di una sregolata fantasia, che tutti i beni e tutti i mali m'ingrandiva sempre oltremodo, prima di provarli; talché poi gli uni e gli altri, e principalmente i beni, all'atto pratico poi non mi parevano nulla.
Giunto pure una volta in Antibo, e sbarcatovi, parea che tutto mi racconsolasse l'udire altra lingua, il vedere altri usi, altro fabbricato, altre faccie; e benché tutto fosse piuttosto diverso in peggio che in meglio, pure mi dilettava quella piccola varietà. Tosto ripartii per Tolone; e appena in Tolone, volli ripartir per Marsiglia, non avendo visto nulla in Tolone, città la cui faccia mi dispiacque moltissimo.
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