Io debbo però dire pel vero, che sí in Torino che in Francia; sí in quel primo viaggio, come nel secondo fattovi due anni e piú dopo; non mi cadde mai nell'animo, né in pensiero pure, ch'io volessi o potessi mai scrivere delle composizioni teatrali. Onde io ascoltava le altrui con attenzione sí, ma senza intenzione nessuna; e, ch'è piú, senza sentirmi nessunissimo impulso al creare; anzi sul totale mi divertiva assai piú la commedia, di quello che mi toccasse la tragedia, ancorché per natura mia fossi tanto piú inclinato al pianto che al riso. Riflettendovi poi in appresso, mi parve che l'una delle principali ragioni di questa mia indifferenza per la tragedia, nascesse dall'esservi in quasi tutte le tragedie francesi delle scene intere, e spesso anche degli atti, che dando luogo a personaggi secondari mi raffreddavano la mente ed il cuore assaissimo, allungando senza bisogno d'azione, o per meglio dire interrompendola. Vi si aggiungeva poi, che l'orecchio mio, ancorché io non volessi essere italiano, pur mi serviva ottimamente malgrado mio, e mi avvertiva della noiosa e insulsa uniformità di quel verseggiare a pariglia a pariglia di rime, e i versi a mezzi a mezzi, con tanta trivialità di modi, e sí spiacevole nasalità di suoni; onde, senza ch'io sapessi pur dire il perché, essendo quegli attori eccellenti rispetto ai nostri iniquissimi; essendo le cose da essi recitate per lo piú ottime quanto all'affetto, alla condotta, e ai pensieri; io con tutto ciò vi andava provando una freddezza di tempo in tempo, che mi lasciava mal soddisfatto.
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Torino Francia
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