Passando per Zorendorff, visitai il campo di battaglia tra' russi e prussiani, dove tante migliaia dell'uno e dell'altro armento rimasero liberate dal loro giogo lasciandovi l'ossa. Le fosse sepolcrali vastissime, vi erano manifestamente accennate dalla folta e verdissima bellezza del grano, il quale nel rimanente terreno arido per sé stesso ed ingrato vi era cresciuto e misero e rado. Dovei fare allora una trista, ma pur troppo certa riflessione; che gli schiavi son veramente nati a far concio. Tutte queste prussianerie mi faceano sempre piú e conoscere e desiderare la beata Inghilterra.
Mi sgabellai dunque in tre giorni di questa mia berlinata seconda, né per altra ragione mi vi trattenni che per riposarmivi un poco di un sí disagiato viaggio. Partii sul finir di luglio per Magdebourg, Brunswich, Gottinga, Cassel, e Francfort. Nell'entrare in Gottinga, città come tutti sanno di Università fioritissima, mi abbattei in un asinello, ch'io moltissimo festeggiai per non averne piú visti da circa un anno dacché m'era ingolfato nel settentrione estremo dove quell'animale non può né generare, né campare. Di codesto incontro di un asino italiano con un asinello tedesco in una cosí famosa Università, ne avrei fatto allora una qualche lieta e bizzarra poesia, se la lingua e la penna avessero in me potuto servire alla mente, ma la mia impotenza scrittoria era ogni dí piú assoluta. Mi contentai dunque di fantasticarvi su fra me stesso, e passai cosí festevolissima giornata soletto sempre, con me e il mio asino.
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