Non mi potendo staccare dai miei due ottimi cavalli, avviai innanzi Elia con il legno, ed io, parte a piedi parte a cavallo, mi avviai verso Liegi. In codesta città, presentandomisi l'occasione di un ministro di Francia mio conoscente, mi lasciai da esso introdurre al principe vescovo di Liegi, per condiscendenza e stranezza; ché se non avea veduta la famosa Caterina Seconda, avessi almeno vista la corte del principe di Liegi. E nel soggiorno di Spa era anche stato introdotto ad un altro principe ecclesiastico, assai piú microscopico ancora, l'abate di Stavelò nell'Ardenna. Lo stesso ministro di Francia a Liegi mi avea presentato alla corte di Stavelò, dove allegrissimamente si pranzò, ed anche assai bene. E meno mi ripugnavano le corti del pastorale che quelle dello schioppo e tamburo, perché di questi due flagelli degli uomini non se ne può mai rider veramente di cuore. Di Liegi proseguii in compagnia de' miei cavalli a Brusselles, Anversa, e varcato il passo del Mordick, a Roterdamo, ed all'Haia. L'amico, col quale io sempre avea carteggiato dappoi, mi ricevé a braccia aperte; e trovandomi un pocolin migliorato di senno egli sempre piú mi andò assistendo de' suoi amorevoli, caldi e luminosi consigli. Stetti con esso circa due mesi, ma poi infiammato come io era della smania di riveder l'Inghilterra, e stringendo anche la stagione, ci separammo verso il fin di novembre. Per la stessa via fatta da me due e piú anni prima giunsi, felicemente sbarcato in Harwich in pochi giorni a Londra.
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