Onde essa tenea per fermo ch'egli mi avesse contrato ed ucciso. Tutta questa narrazione a pezzi e bocconi mi veniva fatta da lei; interrotta, come si può credere, dall'immensa agitazione dei sí diversi affetti che ambedue ci travagliavano. Ma per allora però, il fine di tutto questo schiarimento scioglievasi in una felicità per noi inaspettata e quasi incredibile; poiché, atteso l'imminente inevitabil divorzio, io mi trovava nell'impegno (e null'altro bramava) di sottentrare ai lacci coniugali ch'ella stava per rompere. Ebro di un tal pensiero, quasi non mi ricordava piú punto della mia ferituccia; ma in somma poi, alcune ore dopo, visitatomi il braccio in presenza dell'amata donna, si trovò la pelle scalfitta in lungo, e molto sangue raggrumato nei pieghi della camicia, senz'altro danno. Medicato il braccio, ebbi la giovenile curiosità di visitare anche la mia spada, e la trovai, dalle gran ribattiture di colpi fatte dall'avversario, ridotta dai due terzi in giú della lama a guisa d'una sega addentellatissima; e la conservai poi quasi trofeo per piú anni in appresso. Separatomi finalmente in quella notte del martedí assai inoltrata dalla mia donna, non volli tornare a casa mia senza passare dal marchese Caraccioli, per informarlo d'ogni cosa. Ed egli pure, dal modo in cui avea saputo il fatto in confuso, mi tenea fermamente per ucciso, e che fossi rimasto nel parco, che verso la mezz'ora di notte suol chiudersi. Come risuscitato dunque mi accolse, ed abbracciò caldamente, ed in vari discorsi si passarono ancora forse du' altre ore piú della notte; talché arrivai a casa quasi al giorno.
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Caraccioli
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