Onde non se ne fece altro.
Ma in vece del Rousseau, intavolai bensí allora una conoscenza per me assai piú importante con sei o otto dei primi uomini dell'Italia e del mondo. Comprai in Parigi una raccolta dei principali poeti e prosatori italiani in trentasei volumi di picciol sesto, e di graziosa stampa, dei quali neppur uno me ne trovava aver meco dopo quei due anni del secondo mio viaggio. E questi illustri maestri mi accompagnarono poi sempre da allora in poi da per tutto; benché in quei primi due o tre anni non ne facessi a dir vero grand'uso. Certo che allora comprai la raccolta piú per averla che non per leggerla, non mi sentendo nessuna né voglia né possibilità di applicar la mente in nulla. E quanto alla lingua italiana sempre piú m'era uscita dall'animo e dall'intendimento a tal segno, che ogni qualunque autore sopra il Metastasio mi dava molto imbroglio ad intenderlo. Tuttavia, cosí per ozio e per noia, squadernando alla sfuggita que' miei trentasei volumetti mi maravigliai del gran numero di rimatori che in compagnia dei nostri quattro sommi poeti erano stati collocati a far numero; gente, di cui (tanta era la mia ignoranza) io non avea mai neppure udito il nome; ed erano: un Torracchione, un Morgante, un Ricciardetto, un Orlandino, un Malmantile, e che so io; poemi, dei quali molti anni dopo deplorai la triviale facilità, e la fastidiosa abbondanza. Ma carissima mi riuscí la mia nuova compra, poiché mi misi d'allora in poi in casa per sempre que' sei luminari della lingua nostra, in cui tutto c'è; dico Dante, Petrarca, Ariosto, Tasso, Boccaccio e Machiavelli; e di cui (pur troppo per mia disgrazia e vergogna) io era giunto all'età di circa ventidue anni senza averne punto mai letto, toltone alcuni squarci dell'Ariosto nella prima adolescenza essendo in Accademia, come mi pare di aver detto a suo luogo.
| |
Rousseau Italia Parigi Metastasio Torracchione Morgante Ricciardetto Orlandino Malmantile Dante Petrarca Ariosto Tasso Boccaccio Machiavelli Ariosto Accademia
|