Quanto poi alla città di Lisbona, dove non mi sarei trattenuto neppur dieci giorni, se non fosse stato l'abate, nulla me ne piacque fuorché in generale le donne, nelle quali veramente abonda il lubricus adspici di Orazio. Ma, essendomi ridivenuta mille volte piú cara la salute dell'animo che quella del corpo, io mi studiai e riuscii di sfuggire sempre le oneste.
Verso i primi di febbraio partii alla volta di Siviglia e di Cadice; né portai meco altra cosa di Lisbona, se non se una stima ed amicizia somma pel suddetto abate di Caluso, ch'io sperava di riveder poi, quando che fosse, in Torino. Di Siviglia me ne andò a genio il bel clima, e la faccia originalissima spagnuolissima che tuttavia conservavasi codesta città sovra ogni altra del regno. Ed io sempre ho preferito originale anche tristo ad ottima copia. La nazione spagnuola, e la portoghese, sono in fatti quasi oramai le sole di Europa che conservino i loro costumi, specialmente nel basso e medio ceto. E benché il buono vi sia quasi naufrago in un mare di storture di ogni genere che vi predominano, io credo tuttavia quel popolo una eccellente materia prima per potersi addirizzar facilmente ad operar cose grandi, massimamente in virtú militare; avendone essi in sovrano grado tutti gli elementi; coraggio, perseveranza, onore, sobrietà, obbedienza, pazienza, ed altezza d'animo.
In Cadice terminai il carnevale bastantemente lieto. Ma mi avvidi alcuni giorni dopo esserne partito alla volta di Cordova, che riportato n'avea meco delle memorie gaditane, che alcun tempo mi durerebbero.
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