Cosí distribuite le quattro parti, si andň in scena; né altro aggiungerň circa all'esito di quelle rappresentazioni, avendo avuto occasione di parlarne assai lungamente in altri miei scritti.
Insuperbito non poco dal prospero successo della recita, verso il principio del seguente anno mi indussi a tentare per la prima volta la terribile prova dello stampare. E per quanto giŕ mi paresse scabrosissimo questo passo, ben altrimenti poi lo conobbi esser tale, quando imparai per esperienza cosa si fossero le letterarie inimicizie e raggiri; e gli asti librarii, e le decisioni giornalistiche, e le chiacchiere gazzettarie, e tutto in somma il tristo corredo che non mai si scompagna da chi va sotto i torchi; e tutte queste cose mi erano fin allora state interamente ignote; ed a segno, ch'io neppur sapeva che si facessero giornali letterari, con estratti e giudizi critici delle nuove opere, sí era rozzo, e novizio, e veramente purissimo di coscienza nell'arte scrivana.
Decisa dunque la stampa, e visto che in Roma le stitichezze della revisione eran troppe, scrissi all'amico in Siena, di volersi egli addossar quella briga. Al che ardentissimamente egli in capite, con altri miei conoscenti ed amici, si prestň di vegliarvi da sé, e fare con diligenza e sollecitudine progredire la stampa. Non volli avventurare a bella prima che sole quattro tragedie; e di quelle mandai all'amico un pulitissimo manoscritto quanto al carattere e correzione; ma quanto poi alla lindura, chiarezza, ed eleganza dello stile, mi riuscí purtroppo difettoso.
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