Caldamente, ma con troppa fretta, mi avviai a stampare, onde in tutto settembre, cioè in meno di due mesi, uscirono in luce le sei tragedie in due tomi, che giunti al primo di quattro, formano il totale di quella prima edizione. E nuova cosa mi convenne allora conoscere per dura esperienza. Siccome pochi mesi prima io avea imparato a conoscere i giornali ed i giornalisti; allora dovei conoscere i censori di manoscritti, i revisori delle stampe, i compositori, i torcolieri, ed i proti. Meno male di questi tre ultimi, che pagandoli si possono ammansire e dominare: ma i revisori e censori, sí spirituali che temporali, bisogna visitarli, pregarli, lusingarli, e sopportarli, che non è picciol peso. L'amico Gori per la stampa del primo volume si era egli assunto in Siena queste noiose brighe per me. E cosí forse avrebbe anche potuto proseguire egli per la continuazione dei du' altri volumi. Ma io, volendo pure, per una volta almeno, aver visto un poco di tutto nel mondo, volli anche in quell'occasione aver veduto un sopracciglio censorio, ed una gravità e petulanza di revisore. E vi sarebbe stato di cavarne delle barzellette non poche, se io mi fossi trovato in uno stato di cuore piú lieto che non era il mio.
E allora anche per la prima volta abbadai io stesso alla correzione delle prove; ma essendo il mio animo troppo oppresso, ed alieno da ogni applicazione, non emendai come avrei dovuto e potuto, e come feci poi molti anni dopo ristampando in Parigi, la locuzione di quelle tragedie; al qual effetto riescono utilissime le prove dello stampatore, dove leggendosi quegli squarci spezzatamente e isolati dal corpo dell'opera, vi si presentano piú presto all'occhio le cose non abbastanza ben dette; le oscurità; i versi mal tomiti; e tutte in somma quelle mendarelle, che moltiplicate e spesseggianti fanno poi macchia.
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