il ver ti dissi ognor, Regina, il sai,
e tel dirò finché di vita il filolasso, terrammi al tuo destino avvinto
cieco amor, vana gloria, al fin t'han spintoa duro passo, e non si torce il piede,
altro scampo Photino oggi non vedefuorché nel braccio e nell'ardir d'Antonio,
di lui si cerchi, a rintracciarlo volonon men di lui parmi superbo, e fiero
ma assai piú ingiusto il fortunato Ottavio,
ah se l'aspre querele, e i torti espressisotto cui giace afflitta umanitade,
se vi son noti in ciel, saria pietadeil fulminar color che ingiusti e rei
vonno quaggiú raffigurarvi, o dei. (Parte)(26)
SCENA TERZA Cleopatra, e Lachesi
LACHESI
O veridico amico, o raro donodel ciel co' Regi di tal dono avari.(27)
CLEOPATRAVeri, ma inutil foran i tuoi detti
se piú d'Antonio il braccio invitto a latonon veglia in cura della gloria mia,(28)
disperata che fo? dove m'aggiro?
A infame laccio, a servil catena,
tenderò, dunque umile e supplicantee collo e braccia, al vincitore altiero?,
Questi che già di sí bel nodo avvinti,
nodo fatal,(29) funesto amor! che priatua serva femmi, e poi di tirannia.
LACHESISignora, ancor della nemica Corte
tentati ancor non hai li guadi estremiforse, chi sà, s'alle nemiche turbe
avesse la Fortuna volto il dorso,
se Antonio coi guerrier fidi ed audaci,
rientrando in sé, dalle lor mani inique,
non strappò la vittoria
CLEOPATRAAh nò che fido
solo all'amor, piú non curò d'onore:
l'incauta fuga mia tutto perdette,
sol sconsigliata io fui, sola infelice,
almeno del Ciel placar potessi io l'irama se a pubblico scorno ei mi riserva,
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