della stoltezza voi, quasi abusate.
Voi che inimici al ver, già posto in bandocrudamente l'avete, a chi direste
le sciapite bugiuzze, tacerestese i stolti non le stessero ascoltando.
Le velenose lingue, e non acuteche di mordere han voglia, e mal lo fanno
cangieriano mestier, se il barbagiannonon le trovasse poi pronte ed argute.
Insomma canterei tre giorni interi,
né del ricco soggetto la bellezza,
né degli ornati suoi la vaga ampiezzaio descriver saprei: voglionvi Oméri.
In due versi però composti a stentospiegherovvi il fallace mio pensiero.
Dico, e ho inteso a dir che il mondo intieroda stolidezza è retto a suo talento.
E voi che qui l'orecchie spalancateper burlarvi di me, Censor severi,
e in vestigar miei carmi falsi e veri,
se lo stolto non fossi, allor che fate?
Ma tu cetra cantasti già di tanti,
e chi strider ti fa vuol tralasciare,
no che sarebbe ingiusto, hai da cantare;
per la soddisfazion di tutti quanti.
Dirò dunque di me, per mia disgraziache senza la stoltezza avrei tacciuto,
e forse molto meglio avria valsuto,
per conservar di voi la buona grazia,
O né poeti innata impertinenza!
Biasimare mi vuò, m'innalzo al cielo,
eppur se penso a me io sudo e geloed abusando vò della pazienza.
Lascio giudici voi: sassi gettates'un Poeta vi paio da sassate
Io confesso pian pian, che vado alterod'avervi detto scioccamente il vero.
COLASCIONATA TERZA
Apolline già stufo di vagare,
né sapendo che far, s'infinge adessoche l'ha pregato alcun di ricantare;
ma questo non è ver, se l'ha sognato.
Chi conosce i Poeti ha già capito
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Oméri Censor Poeta Poeti
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