Tu cantar de' misteri, tu meschina?
che la semplice Loggia, e quanto acchiude,
mal descriver sapresti, ahi poverina!
Di quel raggio d'angelica virtude,
che in viso al Venerabile sfavilla,
come cantar con le tue voci crude?
Come, quella di noi dolce pupilla,
il Primo Vigilante, in cui s'arrestaquando emana dal trono ogni scintilla?
Come il Secondo, che la Loggia assestacolla fida presenza, ed implorato
di avvicinarsi al Trono, a ciò s'appresta?
Come di quei che al gran Maestro a latosiedono maestosi Consiglieri,
che il tempo infra i Misteri han consumato?
Come, di quei ch'armato il braccio, e fieriai Profani vietando ognor l'ingresso,
giustamente sen van di tanto altieri?
Come, di quel che all'opra sí indefesso,
necessario Censor, vi molce e accheta,
e sí nobile esempio dà lui stesso?
Come, di quel che nella steril metadi vane Cerimonie a cui presiede
n'adempisce il dover con faccia lieta?
Come, di quel, cui l'instancabil piede,
(a noi non Servo, ma Fratel diletto)
la lautissima mensa oggi provvede?
Come di quel che con sí dolce affettoserve e v'illustra con la penna arguta
secretaro gentile, a tutti accetto?
Cetra, ti veggo già stupida e muta,
se intraprendi parlar del Sacro Quadro
che i Profani in Fratelli ci commuta,
che diresti tu poi di quel leggiadrobaldacchin del Maestro, il quale al cielo
di coprirlo divieta, invido ladro?
Fora inutile, e stolto anche il tuo zelo,
se t'accingessi a dir dell'alma Stella,
cui piú lucido il Mastro oggi dà velo.
L'emblematica ancor Trina Facella,
e le Sante Colonne, e il Tempio antico,
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