Parto domani alla volta di Gratz, e provo una vera consolazione nell'avere aperto il mio cuore a Lei, non già ch'io creda che la mia condotta possa venir approvata, ma forse qualcuno fra i Piemontesi capitati a Firenze, mi avrà dipinto a lei come un fanatico, o un uomo di smisurata ambizione; non sono né l'uno né l'altro, ero forse nato per viver in un altro secolo, fra altri uomini; sono veramente ridicolo in questo secolo, mi trovavo tale fra i Piemontesi, mi vedo tale fra i Francesi.
Spero da lei, veneratissimo Sig. Zio, compatimento se erro, e spero pure vorrà accettare l'assicuranza dei sentimenti di verace stima, e d'ossequioso attaccamento co' quali mi pregio essereDi V.S. Veneratiss.
Treviso li 2 Novembre 1799
Devmo ed Obbmo Serv. ed Affmo Nipote,
Luigi Colli
Firenze dí 16 Novembre 1799.
Nipote mio.
Ad un uomo di alto e di forte animo, quale vi reputo e siete, o queste poche mie veracissime e cordiali parole basteranno, o nessune.
Già l'onor vostro avete leso voi stesso e non poco, dal punto in cui voi, per somma vostra fortuna non nato Francese, spontaneamente pure indossaste la livrea della Francese Tirannide. Risarcirlo potete forse ancora voi stesso, volendo; ma egli sarà pur troppo in tutto perduto, e per sempre, se voi persistete in una cosí obbrobriosa servitú. Né io già vi dico di cedere alle minaccie di confisca, o d'esiglio, fattevi dal Governo Piemontese; ma di cedere bensí alle ben altre incessanti minaccie che vi fanno senza dubbio la propria vostra coscienza, e l'onore, e l'inevitabile Tribunale terribile di chi dopo noi ci accorda, o ci toglie con imparziale giudizio la fama.
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