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      Né però quel dí poté mangiare; ma dorminne gran parte. Quindi passò inquieta la notte. Pur venuto il mattino dei 5, fattasi la barba, voleva uscir a prender aria; ma la pioggia glie l'impedí. La sera con piacere pigliò, come soleva, la cioccolata. Ma la notte, che veniva su i 6, fierissimi dolori di viscere gli sopraggiunsero, e come il dottore ordinò, gli furono posti a' piedi senapismi, i quali, quando incominciavano ad operare, egli si strappò via, temendo che impiagandogli le gambe gli togliessero per piú giorni il poter camminare. Tuttavia pareva la sera seguente star meglio, senza però porsi a letto; che nol credeva poter soffrire. Quindi la mattina dei 7 il medico suo ordinario ne volle chiamato un altro a consulta, il quale ordinò bagni e vescicatori alle gambe. Ma questi l'infermo non volle per non venir impedito dal poter camminare. Gli fu dato dell'oppio, che i dolori calmò, e gli fe' passare una notte assai tranquilla. Ma non però si pose a letto, né la quiete, che gli dava l'oppio, era senza qualche molestia d'immagini concitate in capo gravoso, cui nella veglia involontarie, come in sogno, si presentavano le ricordanze delle passate cose le piú vivamente impresse nella fantasia. Onde in mente gli ricorrevano gli studi e lavori suoi di trent'anni, e quello, di che piú si maravigliava, un buon numero di versi greci del principio d'Esiodo, ch'egli aveva letti una sola volta, gli venivano allora di filo ripetuti a memoria. Questo ei diceva alla Signora Contessa, che gli sedeva a lato.


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Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso
di Vittorio Alfieri
pagine 406

   





Esiodo Signora Contessa