SONETTO I
Cuor, che al tuo strazio aneli, occhi bramosidi vista, che già già vi stempra in pianto,
ecco il marmo cercato, e i non fastosicaratteri, che son pur sommo vanto.
QUI POSTO È ALFIERI. Oimè!... Quant'uomo! e quantod'amor, di fede in lui godetti, e posi!
Qual ne sperai da lui funebre canto,
quando tosto avverrà che spento io posi!
Io vecchio, stanco, e senza voce omaiin Pindo, ove mal noto in basso scanno
spirarvi a gloria pochi giorni osai.
E inutil sopravvivo a tanto affanno.
Oh crudel Morte, che lasciato m'haiper ferir prima, ove sol tutto è il danno!
SONETTO Il
Umile al piano suolo or l'ossa ascondelapide scarsa che ha il gran nome scritto
ma, quali invan li brameresti altronde,
marmi dal Tebro qua faran tragitto;
e mole sorgerà, che d'ognidondes'accorra ad ammirarla miglior dritto
che non colà sulle Niliache spondele alte tombe de' Sovran d'Egitto.
Già lo scarpel del gran Canova, e l'artebenedir odo, e te, che scelto all'opra,
Donna Reale hai sí maestra mano,
acciò con degno onor per te si coprachi tanto te onorò con degne carte:
e piangi pur, come se oprassi invano.
SONETTO III
Qua pellegrini nell'età futureverran devoti i piú gentili amanti:
Poiché non fia che prima il tempo oscure,
che le Scene d'Alfieri i minor canti,
da cui tue rare doti, e le venturesapran dell'alto amor, Donna, onde avanti
vita avevi in due vite, or solo a curedi te, non vivi, ma prolunghi i pianti.
E alcun dirà: qual fra cotante, statechiare, può al par di questa andare altera
d'esimio, ardente amico, eccelso vate?
O qual servo d'Amor mai ebbe, o spera
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