Andò notando i vari sembianti per quanto estendere poteasi la debole sua vista, le qualità onde si mostrano vestite, le vicende a cui vanno soggette: e quindi credette di potere indovinare la varia natura di esse e le cause delle operazioni loro, ardente nella voglia di sapere o di mostrare almeno di sapere. Presunse in una parola di comprendere e spiegare il magistero dell'universo; il che si chiama far sistemi di filosofia. Chi immaginò la cosa in un modo, chi in un altro. Ciascuno ispacciò le proprie fantasie come realità, e tutti ebbero de' seguaci. Quella per altro tra le antiche scuole che pare aver dato meno lungi dal segno, è la italica, le cui opinioni concordano con le principali scoperte che nel sistema del mondo fatte furono dipoi dalla sagacità dei moderni. Capo di quella scuola fu Pitagora, il quale avidissimo di sapere andò peregrinando qua e là in cerca di esso, e le dottrine a noi recò dell'Oriente e dell'Egitto, dove sursero ne' passati tempi i più profondi ed esperti osservatori delle cose naturali. Ma il nome di Pitagora, e di tutti gli altri dipoi, venne oscurato da Aristotele, di cui si gloriava esser discepolo il grande Alessandro; tanto che era chiamato assolutamente il Filosofo, era tenuto una seconda natura, e ogni suo detto era in luogo di ultima ragione. Nella quale altezza di fama allora veramente salì, che gli Arabi, conquistata gran parte del mondo, si volsero dalla barbarie alle gentilezze, e si diedero agli studi delle scienze. Venuti in mano a costoro i libri di Aristotele, il quale stretto nel ragionare, e quasi misterioso, lascia da intendere più ancora che non dice, si misero a farvi su dei comenti, a interpretarlo, a chiosarlo.
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