Diede egli come una novella vita all'antica scuola italica, e atterrato l'arabesco edificio dell'aristotelismo, con la sesta alla mano pose i fondamenti del tempio del sapere, che fu poi dal Neutono levato tant'alto. Incominciò col suo esempio dal mostrare a' filosofi ciò che si sarebbe dovuto fare in ogni tempo, a non voler parlare un linguaggio inintelligibile, voto di senso, e pieno di orgoglio; a sottomettersi a cercare quali sieno le proprie e vere qualità degli oggetti che ne stanno dattorno, facendo sopra di essi replicate esperienze, e dando loro in mille maniere la prova; a interrogar debitamente la natura, e non creder ciecamente a un uomo: e lasciata da parte la investigazione delle cause prime, che non è da noi l'arrivarci, a dover mettere ogni studio per conoscere gli effetti, ed assicurarsi come le cose sono in fatto, prima di voler spiegare il perché così elle sieno. Per tal via egli venne a dare nuova faccia al vastissimo regno della scienza fisica. Né forse male avvisò colui, a cui sovviemmi aver udito chiamare quel pellegrino ingegno Pietro il Grande nella filosofia. L'uno, diceva egli, discese dal trono per apprendere a regnare; l'altro dalla cattedra per imparare a sapere. E se le leggi dell'uno ebbero forza di render viva la virtù di una nazione, quasi da tanti secoli addormentata, il metodo dell'altro risvegliò nella famiglia filosofica la ragione oppressa dall'autorità de' testi antichi, a' quali i filosofi d'allora stavano attaccati, non meno che i popoli della Russia alle loro vecchie usanze.
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Neutono Pietro Russia
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