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      - Questi pur sono - io ripigliai a dire - i misteri della filosofia, alla quale, Madama, voi domandate assai più ch'ella non può veramente rispondere. Chi potria dirvi come lo spirito sia legato in questi nocchi della materia, come gli oggetti corporei cagionino certe idee nell'anima; ella all'incontro certi moti nel corpo, come senza estensione ella sia in ogni parte di noi, invisibil vegga, e intangibil tocchi? Sebbene non è punto da credere che si rimanessero muti i filosofi, se noi gli domandassimo del come tutto ciò succeda. Ci metterebbono in campo gli spiriti animali, che scorrono per la cavità dei filamenti sottilissimi dei nostri nervi, e portano le sensazioni degli oggetti corporei al cervello, ed esso poi le imprime nell'anima; le cause occasionali; l'armonia prestabilita: ci farebbono dei laghi di filosofia, che noi poco intenderemmo, e che nulla conchiudono. E già cotesti grandi ragionatori furono paragonati co' ballerini, i quali, dopo gli più studiati passi del mondo e le più belle cavriole, si trovano alla fine del ballo nello stesso sito per appunto che il cominciarono. Ma comunque sia del come e del perché, egli è indubitabile - io seguitai a dire - esservi più specie di cose, le quali in noi ne producono di certe altre di ben diversa natura. Onde non maraviglia che certi movimenti ne' globetti di luce, eccitandone degli altri nella retina, che è una pellicella nel fondo dell'occhio, e questi comunicandosi, in qualunque modo ciò avvenga, al cervello, non maraviglia, dico, che questi tali movimenti possano creare in noi certe idee di colore.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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Madama