Presentemente è chiaro ogni cosa, per la similitudine che ha l'occhio con la camera scura, che camera ottica medesimamente si chiama. Gli oggetti mandano raggi da ciascun punto a traverso della pupilla all'umor cristallino; ed esso, riunendogli in altrettanti punti, restituisce la immagine de' medesimi oggetti, e la porta sulla retina. E perché i raggi che formano le immagini degli oggetti si uniscono dietro all'umor cristallino a varie distanze, secondo la varia distanza donde procedono, perciò è necessario che la retina si faccia quando più dappresso all'umor cristallino, e quando se ne allontani; acciocché la immagine di ciascun oggetto possa nell'occhio riuscir netta e distinta. Nè più nè meno che nella stanza buia convien fare col foglio di carta; che se non è posto ivi giustamente, dove per la refrazione della lente concorrono i raggi di un oggetto, la immagine di esso ne torna sfumata e confusa. A tale effetto si vuole sieno ordinati certi muscoli che fasciano il globo dell'occhio. Ciascuno de' quali ha in oltre un proprio e particolar suo ufizio: questo di volger l'occhio all'in su, quello all'in giù; questo a destra, quello a sinistra; ed uno ce n'è, al cui governo presiede chi governa buona parte della nostra vita. Muove esso obliquamente l'occhio, e gli dà quel muto favellare, che suole essere più eloquente e più caro di qualunque più espressa parola. Tutti dipoi insieme quei muscoli si vuole che concorrano a portare la retina ora più dappresso all'umor cristallino ed ora ad allontanarnela; secondo che da noi or qua or là si viene rivolgendo la vista, ed ora quella cosa si adocchia ed or questa, posta più vicina o più lungi da noi.
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