Pagina (57/223)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      - Se egli non ha a temere - soggiuns'ella - altro nemico, io fo tosto cancellarla quella pittura. - Oramai - io risposi - il vostro amore per il Cartesio non conosce più termine, nè segno alcuno; che gli vorreste anche sacrificare il vostro Paolo, che ha saputo così ben ritrarre su questo muro la pittura omerica dell'ira d'Achille. Ma troppe bisognerebbe cancellarne delle pitture, e secondo l'uso d'oggidì dar di bianco a ogni cosa. Orsù, Madama, io pianterò questo mio coltello qui nella tavola, che è in mezzo della galleria. Voi rimanetevi qui; io andrò a pormi là in quel canto. Or bene, voi, Madama, tenete l'occhio fisso nella clamide rossa di quell'Achille; ma fate di traguardare per mezzo l'estremità del manico di quel coltello. - Volete dire - ripigliò qui la Marchesa - che io faccia come i cacciatori, quando prendon la mira. - Così per appunto - io risposi. - E intanto che voi state mirando quella clamide rossa, io traguardo per simil modo quell'azzurro del mare; cioè prendendo la mira anch'io per mezzo alla estremità del manico del medesimo coltello. Ora egli è indubitabile che ivi, per quel punto per cui da noi si traguarda, passa un raggio che viene dalla clamide ed uno che viene dal mare. I quali due raggi altro non sono se non due filze di globetti, l'una delle quali si stende dalla clamide al vostro occhio, l'altra dal mare al mio. E ancora è indubitabile, che questi due raggi si tagliano insieme nel punto da noi preso per mira; e però si trova ivi un globetto, che è comune, ed appartiene così all'un raggio come all'altro.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





Cartesio Paolo Achille Madama Madama Achille Marchesa