- E venne egli poi fatto -disse la Marchesa - a cotesto Mallebranchio di raddrizzare in qualche modo l'edifizio?
- Il Mallebranchio - io seguitai - ha fatto in picciolo nel sistema della luce quello che nel sistema del mondo avea fatto in grande il Cartesio. Per ispiegare i moti de' pianeti aveano immaginato gli antichi ch'e' fossero portati in giro da certe sfere solide dette epicicli: e, per render ragione delle varie apparenze di essi moti, facevano entrare così sgarbatamente quegli epicicli gli uni entro degli altri, ch'era proprio una confusione; lo che diede motivo allo scandaloso motto di quel re matematico: che se Iddio, quando fece il mondo, l'avesse chiamato a consiglio, l'avrebbe assai meglio consigliato. Il Cartesio, per far giocare i pianeti più liberamete, sostituì a quegli epicicli i suoi vortici. E similmente il Mallebranchio, per meglio spiegare gli effetti della luce, in cambio dei globetti duri immaginati dal Cartesio, vi sostituì dei vorticetti di materia sottile od eterea, picciolissimi e fluidissimi, de' quali ha riempito nel mondo ogni cosa. Il corpo luminoso, dic'egli, a guisa di cuore nell'uomo, si ristringe a ogni momento e sì dilata; il che è causa di ondeggiamento nel mare dei vorticetti, che da ogni lato l'attorniano. Ora questi ondeggiamenti medesimi sono la luce; e la varia loro celerità il colore. Di qui egli ricava un'assai stretta parentela che corre tra la luce e il suono, ond'altri non s'era avvisato per ancora. Gli ondeggiamenti che concepisce una corda, quando percossa, e ch'essa comunica all'aria, e l'aria dipoi all'organo dell'udito, risvegliano in noi il sentimento del suono; e gli ondeggiamenti che da una fiaccola vengon comunicati alla materia eterea, e quindi al nervo dell'occhio, risvegliano in noi l'idea della luce.
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