Io mi vi rendei senza indugio; ed ella, tosto che mi vide, si fece a dire così: - Vedete bel frutto che io colgo di cotesta vostra filosofia. Buona parte della notte ella mi ha tenuta desta, facendomi or l'una sponda cercare del letto ed or l'altra; e quando finalmente vinta dal sonno mi addormentai, immagini colorate, prismi e lenti, null'altro che quelle sperienze, che mi avete descritte ieri, andavami per la fantasia. - Madama, - io risposi - guardate il bell'onore voi mi fareste, se venissero a risapere che io non vi fo sognar d'altro che di prismi e di lenti. - Non dubitate - ripigliò ella subito - io pur aveva il pensiero a voi; io mi studiava d'imitarvi; e andava meco medesima fantasticando di recare anch'io alcuna novella prova nel sistema neutoniano. - E non era egli più naturale - io risposi - avere il pensiero al filosofo, e prescindere dalla filosofia? - Per la parte mia, - riprese a dir la Marchesa - era più naturale, il confesso, pensare a tutt'altro, che fatto non ho. Troppo male a proposito ho voluto inframettermi a cercare di quello che il trovarlo non era cosa da me. Una Bradamante o una Marfisa poteano sì bene entrare in lizza, e giostrare co' paladini; ma una Fiordiligi dovea esser contenta a starsi sul suo ronzino, e lasciargli fare. Immaginate da questo, quale esser dovesse l'agitazione della mia mente, che si lasciò trasportare, io non so come, a così arditi ed elevati pensieri. - Alle grandi passioni, - io risposi - che più scaldano gli animi e gli mettono in azione, noi siamo debitori, anche nelle lettere, delle cose più belle: e ne' tempi appunto che più bollivano le passioni nel mondo, nacquero la Iliade, l'Eneide, i poemi di Dante e del Miltono.
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