Ma per essere di ciò più chiarita, mi farebbe mestieri comprendere qual relazione ci abbia tra l'aria o l'acqua, e l'erba, e il taffettà. Altrimenti come potrei io mai credere che quello che in uno anello o in una laminetta d'aria cagiona un certo colore, quello medesimo lo cagioni eziandio in un filo di erba o nella mia andrienne? - Oh, qui, Madama, - io risposi - gioca il gran principio dell'analogia, che è quasi la pietra angolare degli edifizi, che va innalzando qua e là la scienza della fisica, o per meglio dire la ragion dell'uomo. Se due o più cose noi le conosciamo esser simili in molte e molte loro proprietà, sicché ne sembrino come della stessa famiglia, noi dovremo inferirne, e non a torto, che simili sieno ancora in ciò che sappiamo appartenere all'una, e non è così manifesto appartenere anche all'altra. Con tale principio si governa, quasi che in ogni cosa, la umana prudenza; e arrivano per tal via i filosofi a conoscere la natura di quelle cose che da noi maneggiare, a dir così, non si possono, o per la immensa loro distanza o per la incredibile loro picciolezza. E dove con la scorta di esso non conduce egli la sua Marchesa il grazioso Fontenelle? Mostrandole, che la luna è illuminata dal sole, che ha il giorno e la notte, che ha delle valli e delle montagne, e tali altre cose, nè più nè meno, come la nostra terra; giugne a persuaderle ch'ella pure come la nostra terra ha i suoi abitanti
con le cittadi, e co' castelli suoi.
In somma le fa vedere con questa analogia alla mano popolato tutto l'universo quanto egli è. - Fate ora voi vedere a me - disse la Marchesa - la somiglianza, che è tra i colori dell'aria e i colori delle cose, che abbiamo per le mani; e non andiamo con questa analogia più là che il nostro picciolo mondo.
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Madama Marchesa Fontenelle Marchesa
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