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      Avanti che si scoprissero le vere proprietà del lume, cercarono i più sottili ingegni, e tra questi fu anche il Cartesio, a perfezionare i cannocchiali, immaginando di dare nuove figure a' vetri, perché veramente raccogliessero i raggi in un punto e formassero le pitture degli oggetti distintissime; ma perdettero l'opera e lo studio. Il Neutono, lasciati da banda simili pensieri, de' quali avea mostrato la vanità, avvisò di fare un cannocchiale d'invenzione del tutto nuova, e che soddisfar dovesse pienamente a' più ricercati bisogni dell'astronomia. Come la pensò, così appunto riuscì la cosa: ed io vidi in Inghilterra il primo ordigno, che fatto fosse di questa specie, lavorato dalle stesse sue mani; il quale conservavasi dagli eredi di quel grand'uomo insieme con quei prismi, co' quali egli notomizzò da prima la luce, e vi seppe veder dentro quelle maraviglie che rendono ancora, se è possibile, la stessa luce più bella. La invenzione consiste in questo: che l'ufizio che ne' cannocchiali ordinari fa la lente principalissima, e la più colpevole nella aberrazione del lume, lo fa nel suo uno specchio concavo di metallo; e si opera qui per riflessione quello che là operavasi per refrazione. Raccoglie anche lo specchio per la concavità sua i raggi, come fa la lente; ma nella riflessione i raggi si rialzano tutti dallo specchio con la obbliquità medesima con cui sopra vi cadono; e non succede veruna separazione di colori, che intorbidi la immagine, come nella refrazion della lente; onde col nuovo cannocchiale si veggono gli oggetti di gran lunga più distinti, che non si fa cogli antichi.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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